L’Europa affonda le proprie radici nell’opera di evangelizzazione e unificazione culturale delle sue popolazioni realizzata dalla Chiesa all’indomani del crollo dell’impero romano. Essenziale in questa opera è stato l’apporto dei monaci benedettini. I monasteri benedettini hanno rappresentato i principali centri di irradiazione della cristianità nel Vecchio Mondo, ma anche efficienti laboratori del vivere civile, decisivo contributo alla rinascita morale e culturale del continente dopo le invasioni barbariche. I monasteri benedettini rappresentano vere e proprie comunità, società in miniatura, in cui s’intersecano attività meditative e spirituali ma anche culturali, amministrative, produttive.
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La Medaglia di San Benedetto
La Medaglia di San Benedetto è un segno sacro molto diffuso tra i fedeli cattolici. Presenta su un lato la Croce di Cristo, e sull’altro l’immagine di San Benedetto Abate. Sulla Croce ed intorno ad essa, si leggono le iniziali di un’orazione o di un esorcismo. La Medaglia di San Benedetto ricorda ai fedeli che la portano con sé la presenza costante di Dio e la sua protezione. Il significato delle iniziali è il seguente, nel testo latino e nella traduzione italiana:
Preghiera a San Benedetto, Patrono d’Europa
San Benedetto, uomo di Dio, tu fosti temprato nell’austera solitudine per divenire maestro di vita in comunione. In un’epoca di gravi sconvolgimenti per il migrare dei popoli e il crollo dei valori costituisti la “scuola del divino servizio” in cui, nella preghiera e nel lavoro, nell’ascesi e nella preghiera e nel lavoro, s’impara a cercare veramente Dio e a costruire la città della pace stabilita sul Cristo, roccia eterna.
Chi mi darà ali di colomba
Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo? (Sal 54,7). La persona umana rimane con questo eterno enigma che rende indecifrabile l’esistenza e ogni cosa che tocca, perché ogni cosa non è in connessione con niente, se la fonte dell’Essere non si rende a lei familiare in un incontro gratuito e amorevole, totalmente umano, che apre le cose e la realtà a un orizzonte divino. La Vocazione Monastica è comune a tutti i popoli e si caratterizza come una ricerca di Dio, fonte di felicità.
La giovane Ilaria Antonini sceglie la clausura
Dopo aver vissuto cinque anni, nel silenzio e nella preghiera, nel monastero delle Monache Benedettine di Santa Caterina in San Sisto di Potenza Picena, il 3 ottobre 2012 si è svolta la cerimonia di investitura della 26enne potentina Ilaria Antonini che ha scelto di diventare suora di clausura. Illuminata dalla fede, la sua è stata una vera scelta di credo e di vita. L’invesitura ufficiale si è svolta in una gremita Chiesa Collegiata di Santo Stefano, con una solenne cerimonia celebrata dall’Arcivescovo della Diocesi di Fermo S.E. Mons. Luigi Conti e dal parroco don Andrea Bezzini, alla presenza dell’Abbadessa suor Maria Paola.
La vocazione
Sono molte le ragazze e i ragazzi che sentono in fondo al proprio cuore una Voce. Una voce che chiede di essere ascoltata ma che il più delle volte é ignorata solo per paura. Sì, diciamocelo chiaro: il Signore si fa sentire nel profondo delle nostre coscienze ed una volta almeno, anche voi avete avvertito una qual certa chiamata …”Ma perché proprio io?” E con questa domanda-risposta forse avete messo a tacere il vostro cuore, avete messo a tacere il Signore che invece voleva incominciare a parlare con voi. E’ vero, la paura gioca brutti scherzi. Blocca la vita!
Vita monastica benedettina
Una vita spesa a “cercare Dio” e a cantare il suo mistero nel silenzio, nella preghiera personale e liturgica, nel lavoro, in assiduo ascolto della Parola, in comunione profonda con tutta l’umanità: ecco sintetizzati alcuni elementi fondamentali della vita monastica, pur nella ricchezza e nella varietà delle sue forme. Una vita senza alcuna finalità o utilità specifica, quasi “sprecata”, per indicare ciò che è o dovrebbe essere la stessa vita cristiana: un’esistenza dove l’amore di Dio e l’amore per Dio occupa il posto centrale, dando senso e consistenza ad ogni aspetto della vita.
San Benedetto
La vita
Per ricostruire la vita del padre del monachesimo occidentale dobbiamo attingere all’unica fonte biografica di cui disponiamo: il secondo libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno, scritto nel 592, una cinquantina di anni dopo la morte di san Benedetto. La sua nascita viene collocata intorno al 480 a Norcia. Di famiglia benestante, viene inviato a Roma per completare gli studi, ma lascia ben presto la capitale, disgustato – secondo Gregorio – dalla dissolutezza in cui vivono i suoi coetanei e si reca dapprima nel villaggio di Affile, dove vive con una comunità di monaci, quindi si ritira in solitudine a Subiaco, dove vive per tre anni in completa solitudine in una grotta – il Sacro Speco – sulla quale sorge l’omonimo monastero benedettino.
L’esistenza immersa in Cristo rende capaci di affrontare la sofferenza
Il primo pensiero va all’episodio della guarigione dell’epilettico indemoniato. I discepoli cercano di guarirlo ma non ci riescono, Gesù sì. «Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: “Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?”» Vedendo quanto male c’è intorno a noi, vengono in mente tante cose che potrebbero essere fatte ma non lo sono, o altre fatte ma senza successo. Si vive lo stesso sgomento degli apostoli: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?»Ecco la risposta di Gesù:«Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo se non con la preghiera.»
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